Il Mausoleo ai martiri delle Fosse Ardeatine a Roma

Articolo per la rubrica "L'architettura dopo la Storia" per "il Quotidiano del Sud"

Pier Giuseppe Fedele | Sabato, 6 Febbraio 2021

Prometeo, il Titano che dona il fuoco agli uomini, dona la possibilità di sviluppo del mondo della Tecnica. Esso «è dotato di ciò che i Greci chiamano metis, un’intelligenza sottile, astuta, che fa volentieri ricorso all’inganno e alla menzogna» (Vernant, 2006). La Tecnica possiede perciò, nel suo fondamento, un carattere doppio: dà la possibilità agli uomini di costruirsi gli strumenti ma facendolo, attua un inganno; inganno che conforma quello che chiamiamo apparenza. Anche la bellezza realizzata grazie alla Tecnica nasconde un inganno. Ma va precisato in che senso. Sono note da secoli le correzioni ottiche (gli inganni…) che i Greci utilizzavano nelle costruzioni per raggiungere la perfezione della bellezza: valga per tutti il caso dell’ “entasi”, quella correzione ottica - un leggero rigonfiamento nella parte centrale di una colonna - che permetteva di annullare l’effetto di assottigliamento del fusto delle colonne dei templi, se viste a distanza, così da poterla vedere perfettamente cilindrica; ma anche la convessità del basamento del tempio, la sezione ellittica, l'inclinazione delle colonne angolari, le compensazioni geometriche per risolvere il problema del triglifo d'angolo nel fregio dorico. È in questo senso quindi che la Tecnica mostra la sua natura ingannevole ed è grazie a questa metis-astuzia che la Tecnica stessa può farci toccare la bellezza. Così coniugata essa manifesta sempre la positività di questa sua natura doppia, soprattutto nei grandi capolavori dell’architettura di tutti i tempi. Come è nel caso del Mausoleo ai Martiri delle Fosse Ardeatine a Roma (1944-47). Il sacrario è il frutto del primo concorso di progettazione bandito subito dopo la seconda guerra mondiale, ancor prima della liberazione dell’aprile ‘45. L’idea progettuale del gruppo di progettazione - composto dagli architetti N. Aprile, C. Calcaprina, A. Cardelli, M. Fiorentino, G. Perugini, M. Basadella e lo scultore F. Coccia - è essenziale e per questo potente: una ‘lastra’ monolitica in cemento bocciardato sulle facce esterne - di 50 metri di lunghezza e 25 metri di larghezza - copre il fossato su cui sono poggiate le tombe, sostenuta da sei spessi appoggi in porfido. Il grande masso, sotto il quale sono sistemate secondo una griglia ortogonale le tombe delle vittime, appare come una grande lapide sospesa che non tocca terra per lasciar passare la luce all’interno della fossa, come attraverso una feritoia; un gesto che impone silenzio, che genera ombra ma lascia lo spazio per vedere una luce. Questa costruzione attinge a piene mani nella tradizione greca classica delle correzioni ottiche, adottando le astuzie di Prometeo: la lastra monolitica piana, sovrastante la feritoia luminosa, sarebbe risultata convessa dando una sensazione di schiacciamento una volta all’interno dello spazio sottostante (si avrebbe avuto una sorta di volta rovesciata). Per questo i progettisti costruiscono la copertura con una controcurva rispetto all’effetto indesiderato ottenendo così, con la menzogna prometeica della correzione ottica, una lastra perfettamente piana. Una perfezione che è il vero portato della Tecnica, il suo effetto più utile e il suo obiettivo: l’arythmòs, il numero inteso come controllo, calcolato controllo delle forme. Il numero così inteso è la parte divina di Prometeo, e quel ‘residuo divino’ dell’astuto ingannatore di Zeus è ciò che permette di raggiungere la perfezione della bellezza o, meglio, di darne traccia. Ma l’architettura non va vista in senso idealistico: l’architettura è costruzione sostenuta da una idea, è spirito e materia insieme. Ecco perché di questi ultimi può dirsi: «si accordino dunque e si comprendano per il tramite dell’arte: pietre e forze, profili e volumi, luci e ombre, aggruppamenti artificiali, illusioni della prospettiva e realtà delle masse. Ecco gli oggetti del loro commercio. E ne sia profitto l’incorruttibile ricchezza ch’io chiamo Perfezione» (Valery, 1921).


Didascalie immagini:
- Mausoleo Fosse Ardeatine, Roma (1944-1949)