Architettura senza architetti e il vero dell’architettura.

Articolo per la rubrica "L'architettura dopo la Storia" per "il Quotidiano del Sud"

Pier Giuseppe Fedele | Sabato, 26 Settembre 2020

Ogni giudizio presuppone una relazione con l’oggetto che giudica, presuppone cioè il rimando all’oggetto, alla sua forma [«La possibilità di occorrere in stati di cose è ‘la forma’ dell’oggetto» (Wittgenstein)]. Questo è molto evidente nelle cose che riguardano l’estetica tout-court: il ‘dire architettonico’, la forma, deve esprimere la stessa struttura ‘logica’ di ciò che in esso si ripresenta. Eppure ciò che realmente si ‘tocca’, di fronte alla bellezza architettonica, è il non-detto oltre il dire, è ciò che in essa rimane indicibile, ciò che non può spiegarsi, quella eccedenza del significato che si riesce a toccare proprio grazie alla struttura ‘logica’ rintracciabile nella forma architettonica. Ciò significa che i segni che appartengono allo spazio logico in cui si costruisce la forma non hanno il loro significato in sé stessi (sarebbe tautologia), ma nella relazione con un fare che, in architettura, è anche l’esperienza del costruire con tutte le sue leggi governate dalla Necessità (statica, ecc). Il significato del fatto architettonico attiene quindi alla necessità di saldare la struttura logica di quel fare con il significato ontologico degli elementi che definiscono la sua forma. È per questo motivo che la Tradizione del costruire, sintesi di stratificate esperienze, riguarda ogni architettura, anche la più avanzata sul piano formale. È per questo motivo che le cosiddette ‘architetture senza architetti’ – cioè le architetture spontanee costruite secondo abitudini tecniche consolidate nel tempo - possano ritenersi in alcuni casi anche opere estetiche e non solo oggetti funzionali. Nelle architetture senza architetti non è il Kunstwollen (volontà d’arte) di un autore a determinare la bellezza, ma è l’esistenza di nessi con la Tradizione del costruire (intesa come stratificazione di esperienze) rintracciabile nel ‘fatto architettonico’. Nel piccolo e celebre scritto di Le Corbusier sulla sua singolare esperienza di casa Tragara a Capri – per la quale, deposte le armi del suo ego architettonico, egli riflette sulle tradizioni costruttive capresi, - emerge questa dimensione legata all’esistenza di un ‘vero’ dell’architettura e la sua stretta relazione con l’atto costruttivo. È un profondo attacco all’architettura intesa come ‘prodotto’ finalizzato all’oggetto estetizzante per far spazio alla bellezza della verità delle cose e dei fatti. Così Le Corbusier descrive la tradizione costruttiva: «Durante questo travaglio, nel quale si appassionavano le forze dell’intelligenza, ogni decisione era sorretta dal destino dei tempi, ogni azione era ispirata dalla morale, dall’etica […], i tecnici di Capri sono gli eterni muratori locali». Molti architetti del Moderno hanno rintracciato, lungo il loro percorso, la forza dell’architettura spontanea, soprattutto quella costruita in area mediterranea: Bernard Rudofsky in Architecture without architects (1964), ma con più sottile riflessione già Giuseppe Pagano in Architettura Rurale Italiana (1936), avevano indicato la possibilità di rintracciare, nelle leggi della tradizione costruttiva intesa come sistema ontologico-estetico, l’antidoto agli stereotipi preconfezionati dell’architettura formalistica e commerciale. Purtroppo, a differenza sia di Le Corbusier che di Pagano, per Rudofsky questa intuizione aspirava anch’essa a un ‘sistema estetico’ che presupponeva categorie ideologiche idealistiche (anonimo, vernacolare, folkloristico, ecc), perdendo così la profondità della riflessione iniziale sulla sostanza dell’atto costruttivo nei confronti di un modernismo divenuto ‘di stile’. Il valore dell’esperienza costruttiva tradizionale, invece, fa chiarezza sul fondamento del giudizio sulle forme, perché mette al riparo dagli illogici artifici formalistici dell’architettura oggi dilagante. È una forma di realismo che viene dal basso e che, tenendo saldi i princìpi primi del fare architettonico, tiene insieme l’atto costruttivo e la dimensione metafisica dei suoi significati.


Didascalie immagini:
- Amalfi, architettura senza architetti (foto di Franco Albini, 1936).