Casa al Parco di Ignazio Gardella..

Articolo per la rubrica "L'architettura dopo la Storia" per "il Quotidiano del Sud"

Pier Giuseppe Fedele | Sabato, 18 Luglio 2020

L’architetto non è solo un tecnico al servizio di una committenza ma è anche «portatore di quello che Riegl chiamava Kunstwollen» (Argan, 1985). Il Kunstwollen è la volontà d’arte, quella spinta che - superando il finalismo teleologico mosso dal fine utilitaristico della committenza - muove verso la continua ricerca della ‘giusta forma’ della costruzione. E’ nell’aggettivo ‘giusto’ che si apre lo spazio di ricerca dell’architettura e la possibilità di tentare il più conciso avvicinamento alla ‘verità’ dell’edificio. Quel ‘giusto’ apre alla indispensabile autonomia del fare architettonico rispetto a qualsiasi contingente esigenza della committenza. Di fronte al pericolo dell’asservimento alla committenza Mies van der Rohe opponeva l’asservimento alla vita: «l’opera degli architetti deve servire la vita. Soltanto la vita deve essere la loro guida.» (1923). Il significato dell’espressione ‘servire la vita’ non è un «mettersi al servizio della società e dei soggetti agenti al suo interno» (Biraghi, 2019) ma, come ha chiarito Cacciari, per Mies «si serve la vita solo servendo l’opera – si è al servizio del proprio tempo (…) soltanto se si è capaci di “immaginare” l’opera» (1995). È l’energia di quella immaginazione che sposta il punto di vista da cui guardare l’oggetto del fare: l’operare dell’architetto è informato, sub specie intellectualis (Biraghi), dalla energia che sprigiona la ricerca della verità dell’opera-ergon, dalla richiesta di trascendenza – manifestazione dell’idea - da parte dell’opera stessa. L’architetto e ingegnere Ignazio Gardella (1905 – 1999) è un ‘professionista’ che ha guardato al fare riuscendo a intessere (attraverso il suo methodos poietico) le necessità teoriche con quelle della prassi. Egli individuava nel concetto di carattere lo spazio decisivo di quel Kunstwollen di cui si è parlato. E’ nella definizione del carattere dell’edificio che l’atto costruttivo diviene architettura: «credo che più che di funzione si debba parlare di carattere. Il carattere di un edificio contiene la sua funzione ma è qualcosa di più, è qualcosa di più ricco» (Gardella, 1999). Nella sua Casa al Parco (Casa Tognella, 1954) a Milano, quel ‘qualcosa di più' emerge in maniera chiarissima. Si tratta di un edificio residenziale pluripiano commissionato da un privato che finì per comportare grandi dissidi tra il committente e l’architetto, sino al punto di far dis-conoscere, a Gardella, la paternità del progetto. Ma il progetto era chiarissimo: due corpi di fabbrica, separati dal corpo scale e ascensore, legati al senso degli spazi residenziali interni. Il corpo delle camere da letto, più introverso, ha bucature sul partito murario (finestre tradizionali e balconi a filo) mentre quello destinato agli spazi di soggiorno – che guarda il prospiciente parco Sempione – più aperto grazie alla nudità del telaio strutturale e dei piani orizzontali, lasciati a vista. Un corpo quindi più privato e uno più pubblico, in relazione anche ai due diversi caratteri dello spazio urbano a cui singolarmente si relazionano. Gardella accoglie le istanze della tradizione architettonica della borghesia illuminata milanese (Portaluppi, De Finetti), le filtra attraverso il linguaggio razionalista e ottiene – grazie a un misurato sistema di relazioni delle parti (il metron greco) - un equilibrata schiettezza formale, una rarefatta e coltissima eleganza. E’ la verità del tema architettonico a dare forma, dando luogo all’espressione di valori civili che ogni architettura deve incarnare. Gardella parte dal dato funzionale richiesto dalla committenza ma si spinge oltre quel dato mettendosi al servizio dell’opera-ergon. Nonostante quanto fu realizzato non era il progetto tal quale dell’architetto (dopo il dissidio, Gardella fu estromesso e l’edificio fu completato dalla committenza tradendo l’idea originaria), Casa al Parco rimane un capolavoro perché la contingenza non riesce a cancellare i princìpi.


Didascalie immagini:
- Ignazio Gardella, Casa al Parco, Milano 1954.