Nocera: Il Gran Quartiere, << un tutto unico, semplice e solo>>.

Articolo per la rubrica "L'architettura dopo la Storia" per "il Quotidiano del Sud"

Pier Giuseppe Fedele | Mercoledì, 29 Gennaio 2020

Carlo Lodoli (1690 – 1761), intorno alla metà del 1700, nel suo Trattato di Architettura, scriveva: “Niuna cosa… metter si dee in rappresentazione, che non sia anche veramente in funzione”. Sotto questa luce emerge, in architettura, il conflitto tra il Barocco e la nuova epoca della Ragione che cerca i princìpi delle cose e le loro ragioni prime. Questa è da sempre anche la radice delle architetture militari, funzionali per necessità. Il Gran Quartiere di Nocera (oggi Caserma Tofano) è un grande edificio a pianta pseudo-quadrata progettato da Juan Baptista Bigotti e costruito per esigenze militari al posto del Palazzo Ducale di Ferdinando I Carafa ad opera di Carlo III Re di Napoli, a ridosso del quartiere Borgo (oggi via Solimena) e della collina del Parco Fienga. Esso nasce per le nuove esigenze di controllo del territorio da parte di Carlo III. Un nuovo rapporto tra costruito e Natura nel ‘700 aveva prodotto grandissime fabbriche (Reggia di Caserta, Grande Albergo dei poveri a Napoli) ad opera di importanti architetti (F. Fuga, L. Vanvitelli). Nel dare risposta alle esigenze di rappresentazione del potere assoluto, determinarono un nuovo rapporto con il paesaggio, in una visone multi scalare dell’architettura che diverrà poi portato dell’architettura moderna. Un nuovo rapporto città/natura, determinato da figure architettoniche autonome, dalla forte identità. Il Gran Quartiere supera perciò il suo tema – pur standovi dentro con rigore e misura – divenendo una macro-architettura fondata su esigenze di semplicità militari (prevalenza della funzione sugli estetismi), dove è il territorio di riferimento che ne determina la scala. La grande forma primaria - il quadrato della pianta - ha la forza di misurarsi non solo con la città ma con gli spazi inedificati della regione intorno, allora campagna. Eppure, oltre il suo valore sovra-urbano, il Gran Quartiere possiede una grande forza architettonica, derivante da una semplice ma potente unità compositiva (esso prende la dimensione di un intero quartiere della città); una composizione per concatenazione che, sebbene di derivazione ancora barocca, viene tradotta in una elegante misura della funzione. E’ la misura - il metron greco - degli elementi della composizione (ritmo delle finestre, proporzione delle modanature, ecc.) l’essenza della sua bellezza. A proposito della forza delle forme elementari originarie, due secoli dopo, nel suo ‘Vers une architecture’ (1921), anche Le Corbusier scriveva: “L’architettura, essendo emozione plastica, deve, nel suo regno, cominciare dall’inizio, e impiegare … elementi plastici che i nostri occhi vedono chiaramente, che la nostra mente misura... Le forme primarie sono le forme belle perché si leggono chiaramente.”. Il Gran Quartiere è una grande architettura con una grande potenzialità identitaria e civile per la città di Nocera che, a oggi, nessuno è riuscito a riscattare: per quanto visto, andrebbe posto al centro di un ridisegno urbano - a cominciare dalle aree libere antistanti - facendolo diventare una nuova centralità di più ampio respiro, commisurato alla sua vocazione e al nuovo auspicabile sviluppo della città.