Ludwig Hilberseimer e l’Ordine: la Città aperta nella Natura.

Articolo per la rubrica "L'architettura dopo la Storia" per "il Quotidiano del Sud"

Pier Giuseppe Fedele | Sabato, 23 Maggio 2020

Le idee sulla città dell’architetto e urbanista tedesco Ludwig Hilberseimer (1885 – 1967) sono state lette spesso come ricerche destinate a comporre una sorta di manuale per gli architetti che si confrontano con la forma della città. Eppure le sue ricerche sono ascrivibili senza forzature a una vera e propria Theoria, riconducibili alla definizione di princìpi in grado di generare una prassi basata su una chiarissima idea di città, che potremmo definire la ‘veridica’ idea della città moderna. Gli schemi grafici, le precisioni chirurgiche delle sue analisi sulla forma architettonica e urbana sono quindi da intendersi come mezzi, strumenti di una tecnica subordinata a una costruzione teorica che è vera e propria immagine (ἰδέα) della città del Moderno; costruzione di un corpo teorico capace di determinare il senso di ogni azione di quella prassi. La ricerca di Hilberseimer è ricerca di un Ordine con il quale determinare i ruoli e il senso delle singole parti dell’organismo urbano, in vista di una compiutezza capace di dialogare con l’intero. Ciò è intrinseco al concetto di ordine, che è «attribuzione di significato» (Mies van der Rohe), in opposizione al concetto di organizzazione, che è meccanico. «L’ordine deriva dalla natura delle cose […] mette in relazione le parti con l’intero e l’intero con le parti e attribuisce ad ogni parte […] il suo posto in relazione al suo valore e alla sua funzione»: ciò che appare come mera tecnica è dotazione di senso. La ricerca di valori e del senso dell’ordine delle cose trova diverse occasioni di verifica del metodo assunto. A partire dagli studi sulla composizione volumetrica delle architetture per la città (periodo tedesco) fino ai grandiosi piani territoriali (periodo americano) emerge una dimensione teorica di una chiarezza quasi visionaria. Dopo il cieco progressismo ottocentesco di stampo positivista per il quale la Ragione viene ridotta a tecnica (in verità, vedendo bene, questo atteggiamento ha informato parecchi maestri del moderno…) Hilberseimer (ri)porta alla sua più alta definizione l’idea dell’uomo al centro del mondo. Gli studi sulle forme di aggregazione degli edifici della città (Città Verticale, 1924 - Insediamenti a edificazione mista, 1931 – Varianti degli isolati a densità costante, 1938) sono la definizione di un alfabeto che servirà a chiarire il senso delle parti che andranno a comporre il testo organico della forma-città. Una idea di città che si apre per (ri)conquistare progressivamente il continuum della natura, l’apeiron della Natura naturans, vera antagonista/contraltare dell’Uomo, contro la logica antropomorfizzante di ogni cosa. I progetti per Chicago (dal 1938 al 1967) posseggono una visionarietà che anticipa le utopie degli anni ‘60 sulla città, ma senza alcun carattere di fuga dalla realtà e con un ben più profondo e assennato realismo. Realismo incarnato in occasione del progetto per l’insediamento residenziale del Lafayette Park di Detroit dove, con le architetture di Mies van der Rohe (un rapporto dialettico tra i due che durerà tutta la vita), utilizza la grandezza delle sue teorie sulla città. La sua ricerca raggiunge quasi una astratta rarefazione nei progetti a scala territoriale degli anni ’50 e ’60. Il potenziale realismo delle sue idee mostra la sua grandezza nel piano per Chicago del 1950, per il quale egli ipotizza un riordino della Chicago costruita attraverso la definizione delle fasi di trasformazione della città: fissata un’area urbana, egli verifica (e dimostra) che a parità di densità di popolazione, si può far rientrare la Natura nella città senza – tra l’altro – avere alcun sentimento nostalgico o regressivo (che invece fondavano l’idea delle Garden City). Un lavoro analitico attentissimo, che mira a far rientrare la natura nella città e a scardinare la città costruita per rimettere al centro l’uomo e il suo abitare la terra. Parti urbane circondate da parchi, aventi autonomia funzionale e il loro «giusto posto nell’intero», in cui le ricerche del periodo tedesco assumono qui il loro profondo significato, dando forma a una città che tutti vorrebbero abitare, ma che solo Hilberseimer riuscì a vedere nella sua potenziale bellezza e a dargli forma compiuta.


Didascalie immagini:

- Ludwig Hilberseimer
- Hilberseimer, studi di trasformazione urbana, 1950
- Hilberseimer, modello del Lafayette Park, Detroit, 1954