Articolo per la rubrica "L'architettura dopo la Storia" per "il Quotidiano del Sud"
«Andrà giudicato appartenente ad una rara categoria di uomini chiunque sarà capace di proporre argomenti nuovi, mai toccati prima e fuori dal senso comune e dalle aspettative del pubblico.». Così scrive L.B. Alberti nel suo “Momus o De Principe” (1450). Questa affermazione di principio, se presa fuori contesto, indicando la novitas come valore e obiettivo del fare estetico, può condurre fuori strada. Oggi è sotto gli occhi di tutti che il fare destinato alla sola novitas non può che svuotare di significato l’architettura, riducendola - come fa - a sola immagine. Ma l’architettura è di più. Se cerchiamo ancora, seguendo i passi dell’Alberti nel suo “De commodis litterarum atque incommodis” (1428), leggiamo: «sembra infatti che qualunque cosa noi troviamo scritta dagli antichi abbia lo scopo di liberarci dagli errori, e farci giungere alla verità ed alla semplicità». Si comincia così a chiarire che...
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